In un momento al termine del mio percorso di studi in cui cercavo  di capire come rendere concreto il mio desiderio di lavorare a contatto con i migranti, scoprire il bando di servizio civile è stato per me un’iniezione di coraggio.

Leggendo il progetto di Casa Karibu, un centro di accoglienza per minori migranti, ho capito subito che quello era il posto giusto per me. La vera sorpresa, però, non è stata scoprire che avevo ragione, ma rendermi conto fin da subito che questa esperienza avrebbe rappresentato molto più di una semplice crescita professionale.

A casa Karibu mi sono trovata circondata da una quantità incredibile di culture, lingue, storie e personalità. A casa Karibu ho scoperto il significato più profondo del termine accoglienza, percepibile non tanto nelle grandi cose, quanto nei più piccoli dettagli: la teiera sempre sul fuoco e un bicchiere di tè che si aggiunge appena qualcuno varca la porta, i sorrisi di tutti quando ci si saluta, perchè anche se siamo lì tutti i giorni è sempre un piacere vedersi e, soprattutto, non è mai scontato; la tavola che si allunga a dismisura e qualcuno che mangia negli angoli pur di far sentire benvenuto chiunque voglia condividere un pasto con noi.

A casa Karibu c’è sempre spazio per tutti, e se non c’è, si trova.

La vera sorpresa di questa esperienza però sono stati i ragazzi, con cui non è nata una mera relazione d’aiuto come mi ero immaginata, bensì un’amicizia. Con le loro storie e il loro coraggio sono sempre loro ad insegnare qualcosa a me, insegnamenti preziosi che al termine di questa avventura custodirò gelosamente insieme ai tanti bei ricordi.

Come in una qualsiasi casa, le nostre giornate sono fatte di chiacchiere davanti a un tè, di partite a carte, di film, di musica, di lezioni di italiano e uscite sul territorio: tutte cose che potrebbero sembrare banali ma che fatte insieme a loro diventano infinitamente speciali.

Spesso chi passa un periodo della propria vita in questa casa non la lascia mai del tutto, resta sempre un legame nel tempo e questo perché chi arriva a Karibu non trova solo un letto e del cibo, ma anche una grande famiglia, composta da operatori e ragazzi, una famiglia di cui ora sento di far parte anche io. 

Laura Gianotti

Operatrice volontaria presso Casa Karibu – Ass. Com. Papa Giovanni XXIII