Ogni volta che ho iniziato a scrivere questo racconto avevo cose diverse da dire. Esperienza dopo esperienza, aspettavo che emergesse un filo rosso capace di legarle tutte. O che, frutto di una fortuita illuminazione, mi cadesse dal cielo qualcosa di saggio da dire. Ma ad oggi non è ancora piovuto niente di particolare. È un privilegio di pochi, credo, avere chiaro il richiamo di una vocazione. Tutti gli altri, e mi ci metto anch’io, cercano solo di fare del loro meglio o, almeno, qualcosa che abbia un senso, così che alla fine del giorno si possa sperare di aver imparato qualcosa.

Mi chiamo Agnese, ho 26 anni e svolgo il servizio civile in un gruppo appartamenti che ospita persone con disabilità cognitive o con un passato di dipendenza. In generale sono persone abbastanza autonome, alcuni hanno anche un lavoro da parecchi anni, cosa da considerare un buon progresso. Hanno bisogno di assistenza per cose pratiche come la gestione delle medicine, la pulizia personale e dell’appartamento in cui vivono, fare la spesa, andare d’accordo. Soprattutto andare d’accordo.

Finora, ogni volta che mi è stato chiesto come andasse, ho sempre risposto: “bene”. È facile che negli interlocutori ci sia dell’incertezza, forse proprio un velo di apprensione, quando cercano di capire come funzioni una certa realtà, come ci si trovi. “Ma come ti trovi?”, “Non è difficile?”. Un procedere discorsivamente a tentoni, per avventurarsi nel regno inesplorato della Disabilità.

Mi sento di aver sempre mentito, in un certo senso, quando non ho apertamente chiarito che non lo trovassi difficile. Chiariamoci, sono una privilegiata. Innanzitutto, lavorare mezza giornata e avere la possibilità di spaziare con le mansioni rende il mio servizio neanche lontanamente difficile quanto quello di un educatore della struttura. Mi salto tutta la burocrazia e il processo decisionale. Inoltre, i nostri utenti sono abbastanza funzionali, come si dice in gergo. Per la maggior parte, in sostanza, ho a che fare con relazioni ed emozioni.

Ma la verità è che, semplicemente, è un lavoro di fasi. E prima lo si capisce, prima si affronta a testa alta la difficoltà, quando si presenta. Soprattutto, ci si accorge che per una buona metà del tempo è divertente. È divertente scoprire che ci si può divertire ovunque. Che ciascuna persona vuole divertirsi. Che si può ridere, parlare di cose profonde e di cose leggere con chiunque. Che veramente fare quel proverbiale passo indietro permette che ogni stranezza emerga libera, senza stigma, solo ed esclusivamente come prospettiva sul mondo. Persino la propria.

Altri giorni, o altri momenti, certo, sono in balia dei loro sentimenti. Sono fasi, e come ce ne sono di alte ce ne sono di basse, o bassissime. Ma d’altra parte, in un lavoro che è fatto specialmente di relazione, come possono non essercene? E come posso lamentarmi o disperarmi io per non essere riuscita a cambiare le cose con un tocco o con la parola giusta, per non essere riuscita a entrare in quella sfera privata quando, a parti inverse, nemmeno io concederei a qualcun altro questo privilegio?

È un lavoro di semina, i cui frutti si intravedono dopo tempi lunghissimi, che si misurano in mesi, in anni, raramente in giorni o settimane. E quando si prospetta un periodo di raccolta così avanti nel tempo, l’unico porto sicuro, l’unica piattaforma stabile è questa quest’unica saggezza: che sono solo fasi. E ce ne aspettano di buone e cattive. Tempeste improvvise e sole clemente, e bisogna prepararsi a coltivare tanta pazienza, perché nessuno ha potere di controllare che tempo farà. Ed è solo così che la difficoltà può essere alleviata, perché mescolata con tutto il resto: con quello che non si sa e con quello che è divertente. Un altro insegnamento è quello di allenarsi a vedere queste cose, per ricordarsele.

E questo credo di starlo facendo bene. Mi sto ricordando tante cose. E tutte assieme mi sembra che disegnino qualcosa di importante. Una fase dopo l’altra e, tanta, tanta indulgenza. Almeno, quando vado a dormire, mi pare di aver imparato qualcosa.

Agnese Poggi

Operatrice volontaria presso Coop. Soc. il Millepiedi